Dalla distruzione di Montecassino agli affreschi della Scuola di Pietro Annigoni - II parte


(Per chi avesse perso la prima parte di questo saggio, può recuperarla al seguente link: https://www.gallerialafenice.com/2019/03/dalla-distruzione-di-montecassino-agli.html)

La mostra inaugurale della Galleria “La Fenice”, organizzata nella prima sede cassinese di Via Bellini fu dedicata proprio a Silvestro Pistolesi, dal 20 maggio 1993, alla presenza dell’Abate Don Bernardo D’Onorio. Fu un fatto nuovo per la realtà di Cassino: da quel momento in poi, l’arte letteralmente “scese” dall’Abbazia verso la città, e poté divenire fruibile ed accessibile a collezionisti raffinati ed appassionati, che nel corso degli anni hanno saputo dare pregio alle loro abitazioni con le opere di quegli artisti che, avendo lavorato in un luogo tanto importante, erano di fatto divenuti “eterni”.
 Le esposizioni curate da “La Fenice” erano infatti impreziosite, e nella fattispecie la personale di Pistolesi del 1993, dai bozzetti originali delle opere realizzate a Montecassino: studi oppure opere finite realizzate con la tecnica della tempera grassa, ma anche sanguigne, lapis, carboncini… Dai racconti degli organizzatori sappiamo che l’Abate si soffermò con attenzione anche su opere dai soggetti “feriali” (nature morte, paesaggi, ritratti) ed in particolare lodò la pregevole fattura de Il castello – Omaggio ad Isola del Liri riprodotta anche sulla brochure realizzata per l’occasione. Un chiaro esempio, questo, della luce che anima le scene di Pistolesi, la magia che le invade, il senso di mistero che aleggia intorno alle figure ed al paesaggio meraviglioso cui si trovano di fronte, il tutto accentuato dalle tonalità fredde e quasi sfocate. Quasi metafisiche, invece, le nature morte, che si stagliano nette su fondi perlopiù neutri, o completamente scuri: frutta matura, viva, bicchieri o brocche colmi per metà, utilizzati di recente o che stanno lì ad aspettare proprio noi, non più semplici osservatori ma attori/agenti.

copertina della brochure dedicata
alla personale di Pistolesi del 1993
interno della brochure



Altre mostre personali di Silvestro Pistolesi vennero organizzate poi negli anni successivi, anche se l’artista figura naturalmente tra quelli in esposizione permanente. Si rilevano in particolare quelle del 1999 e del 2009, organizzate la prima nella sede di Via Leopardi e l’ultima nella centralissima via Bari. Oltre alla presenza appassionata e partecipe dell’artista, presenziarono alle inaugurazioni anche le più importanti autorità civili e religiose (nel 2009 l’allora Abate Don Pietro Vittorelli) e numerosi collezionisti ed appassionati. Scorrendo i cataloghi della mostre, si compie un viaggio nell’essenza più vera della pittura del Pistolesi, tra filosofi in contemplazione, predicatori, eremiti, viaggiatori erranti[1] come quelli che arrivano dinanzi l’Abbazia di Montecassino, opera pubblicata sulla copertina dell’evento del 1999 e tratta da un’incisione del XIX secolo. Intensi i volti, sinuosi ed eleganti i tratti delineanti i suoi nudi, particolarmente penetrante lo sguardo del suo Autoritratto. Particolare rilievo assume il “Ciclo sulla Ciociaria”, nato da un’idea del gallerista Luigi Attanasio: una serie di acquerelli, oli, tecniche miste realizzate dal vero, en plein air, raffiguranti i luoghi più significativi della nostra terra. Il riscontro fu notevole non solo dal punto di vista delle vendite, ma anche dell’interesse che la presenza del pittore con il suo cavalletto suscitò per i semplici curiosi come pure per i clienti, che andavano a “prenotare” i dipinti già durante la fase di realizzazione! Non solo le Cascate di Isola del Liri o il Castello, ma anche l’Abbazia di San Domenico, quella di Casamari, scorci di Sora e dei suoi angoli più caratteristici, Arpino e le sue mura ciclopiche, Carnello, e – naturalmente – Cassino. Una manciata di queste opere sono rimaste di proprietà della Galleria: la loro importanza storica e documentaria è stata messa nuovamente in rilievo lo scorso anno in occasione della mostra “Acque e pennelli” organizzata da “La Fenice” ad Isola del Liri[2], in quanto esse sono state esposte insieme ad opere del XIX secolo realizzate dagli artisti che nel periodo del Gran Tour e successivamente (alla corte del Re Ferdinando di Borbone) giungevano nelle nostre zone per ritrarle, tale era la loro fama da essersi diffusa in tutta Europa. Sulla mostra in oggetto tornerò a parlare in un altro articolo, il richiamo serve però ad evidenziare come i dipinti possano rappresentare un punto di vista privilegiato per ricostruire la storia ed i cambiamenti che intervengono in una data zona nell’arco di poco più di un secolo sia dal punto di vista paesistico che da quello architettonico.

Silvestro Pistolesi ad Isola del Liri nel 1999




alcuni particolari del catalogo della mostra personale del 1999

Fiore all’occhiello di quella esposizione (e riproposta anche nella mostra “Acque e Pennelli”) fu l’omaggio fatto da Silvestro Pistolesi ad un’opera di Ernst Fries del 1830, raffigurante proprio le Cascate del Liri presso Isola di Sora[3], e conservata presso la Pinacoteca di Monaco di Baviera. Essendosi diffusa in città una foto scattata da un isolano proprio all’opera originale esposta nel Museo, fu volontà del gallerista Attanasio chiedere a Pistolesi di realizzare per la sua collezione privata non una copia, ma un suo omaggio a tale dipinto, in modo da avere qualcosa che fosse ben più prezioso di una semplice foto stampata in decine di esemplari. Ne venne fuori un dipinto di rara bellezza, moderno ma al tempo stesso capace di restituire al riguardante la sensazione che dovette provare il Fries 150 anni prima, quando stette col suo cavalletto per giorni e giorni, sempre al tramonto, per eternare sulla tela quello spettacolo di acqua e natura. La Cascata di Isola del Liri è divenuta nel tempo uno dei soggetti prediletti da Pistolesi, come si evince dal catalogo dell’artista pubblicato sul sito della Galleria “La Fenice” (www.gallerialafenice.com).

omaggio ad Ernst Fries - Ciclo sulla Ciociaria

Più impressionista è la pittura di Romano Stefanelli, a cui la Galleria “La Fenice” dedicò una grande mostra personale nel 1994, pochi mesi dopo l’inaugurazione con Pistolesi. Come affermò lo stesso Stefanelli «ritornare a Cassino dopo tanti anni, in una peronale, [fu] per me motivo di grande gioia ed emozione». Vero è che per molti anni lo Stefanelli fu forse il più noto dei suoi allievi, anche perché ebbe modo di stare a contatto con l’Annigoni sin da molto giovane e per un lasso di tempo maggiore agli altri, anche per una questione anagrafica (era nato nel 1931, dodici anni prima, ad esempio, di Pistolesi). Come non perdersi nel blu del mare delle sue Isola d’Elba? Come non rimanere estasiati davanti la varietà di colori caldi della sua tavolozza? Uno straordinario esempio di questo soggetto, tra i suoi prediletti, è pubblicato infatti sulla copertina del catalogo della mostra. All’interno, un susseguirsi di paesaggi marittimi, dell’amata campagna maremmana, vedute di Firenze al crepuscolo o in infuocati tramonti, ma anche intensi e morbidi ritratti, di rara potenza espressiva, realizzati sia ad olio che a sanguigna: difficile dire quale fosse la tecnica nella quale lo Stefanelli eccedesse. E che dire poi delle sontuose nature morte, popolate non solo di frutti ma anche di bottiglie, barattoli, in un susseguirsi di ripiani e riflessi? I suoi rossi accesi, i blu intensi, i verdi lussureggianti, distribuiti sulla tela ora con lunghe e sottili pennellate, ora con tocchi più piccoli, stretti o dipanati, alla maniera degli impressionisti francesi che, come lui, amavano dipingere en plein air. Oltre a questi, come si diceva all’inizio, in esposizione anche un prezioso bozzetto di un affresco realizzato a Montecassino: trattasi di una scena della Vita di San Benedetto: il Pane avvelenato.




alcuni particolari del catalogo
della mostra personale di Romano Stefanelli del 1994

Scorrendo la galleria virtuale sul sito de “La Fenice” potrete visualizzare le opere di Annigoni, Pistolesi e Stefanelli in esposizione e proposte in vendita (molte di queste sono state citate in questo articolo): vi renderete conto di come nel corso degli anni – e siamo quasi a trenta – la ricerca di opere di alta qualità sia stata sempre una costante ed anzi, un punto di forza.
Senza passione, serietà, dedizione e ricerca, è difficile lavorare in un settore difficile come quello dell’arte, e soprattutto per così tanti anni. Come spesso accade anche in altri settori, sono tanti i tentativi di affrontare un mestiere attratti magari da ipotetici, facili guadagni: non è così, perché dietro ogni singolo dipinto c’è un lavoro attento di studio ed analisi di diversi fattori, che vanno da quelli per così dire “estetici” a quelli economici. Affidarsi ad un esperto del settore risulta imprescindibile: solo se quest’ultimo sa parlare al vostro animo, alla vostra sensibilità proponendovi opere che siano prima di tutto scelte con gusto e cura, allora potrete dire di aver fatto un buon acquisto.


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Note

[1] Si rilevano in particolare le opere Il temporale, L’eremita, La casta acqua

[2] Mostra tenutasi presso il Teatro Stabile comunale dal 26 maggio al 3 giugno 2018

[3] Ernst Fries, Wasserfälle des Liris bei Isola del Liri, 1830, olio su tela, cm 49x65, Neue Pinakothek, Monaco di Baviera

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