Emilio Notte, un protagonista del Novecento

"Composizione con bottiglie"
Emilio Notte (1891-1981) è considerato uno dei massimi esponenti della pittura figurativa in Italia, anche se in verità è difficile dare una definizione netta del suo stile, tanto complessa fu la sua formazione ed impressionante la versatilità del suo talento.
Nato a Ceglie Messapica, in Valle d’Itria, ebbe modo di avvicinarsi agli studi artistici dopo il trasferimento a Napoli nel 1906 circa, studiando presso il Regio Istituto di Belle Arti. Alla fine del decennio il trasferimento a Prato, la possibilità di frequentare i corsi presso l’Accademia di Firenze e di conoscere gli esponenti della cultura locale: risale a questi anni la prima, importante serie di opere del Ciclo dei Poveri di Prato, dedicata al mondo degli emarginati della città toscana, affrontata con un verismo dai connotati spiccatamente espressionisti, influenzati non solo dagli interessi nei confronti dei Secessionisti e degli esponenti della Brücke, ma anche delle frequentazioni in ambito artistico, su tutti Lorenzo Viani. Soprattutto, a Firenze ebbe modo di conoscere i futuristi toscani e di partecipare alla straordinaria avventura della rivista “L’Italia Futurista” insieme a Palazzeschi, Papini, Soffici, Marinetti, Boccioni, Ginna, Balla, Depero, Conti, Russolo… Al culmine della stagione futurista, la pubblicazione del Manifesto “Fondamento Lineare Geometrico” firmato con Lucio Venna (proprio su “L’Italia Futurista” del 21 ottobre 1917), nel quale gli autori prendono piena posizione contro l’astrattismo in pittura a favore di un’insistenza sulla struttura ossea, geometrica, dell’oggetto, in un netto parallelismo con i principali temi boccioniani. Coerentemente, la pittura di Notte mantenne i caratteri di figurativismo uniti ad un costante riferimento alla lezione cézanniana che sempre impedirono uno sconfinamento nell’astrazione, caratterizzante invece il percorso di gran parte dei protagonisti di quella straordinaria stagione avanguardistica.
Dopo la guerra, il trasferimento prima a Venezia poi a Milano, dove maturò il definitivo recupero della figurazione in un clima di collettivo “Ritorno all’ordine”. Risale al 1919 la prima grande mostra personale a Roma, presso la Casa d’Arte Bragaglia. Dopo l’esperienza milanese, intervallata da brevi soggiorni in laguna dovuti all’inizio della lunga attività didattica, il trasferimento a Roma in seguito alla vittoria del Concorso per il Pensionato Artistico Nazionale del 1924. Nella capitale la frequentazione dei più importanti esponenti dei salotti culturali a Villa Strohl Fern come al Caffè Aragno, nonché di artisti quali Marini, Socrate, Martini, Balla, rinsaldarono nell’artista il desiderio di cézanniane stasi plasticistica e volumetrica che lo avevano già condotto al rappel à l’ordre. Mantenendosi tuttavia sempre estraneo a formazioni e gruppi programmatici, Emilio Notte decise di unire alla produzione pittorica l’attività didattica, motivo per cui dal 1936 si trasferì definitivamente (dopo diversi anni di pendolarismo) a Napoli, tappa definitiva del suo percorso non solo umano, per ricoprire la cattedra di Decorazione all’Accademia di Belle Arti, molti anni dopo convertita in quella di Pittura. La presenza di Notte a Napoli, seppur macchiata da un iniziale atteggiamento di ostilità nei confronti di questo artista totalmente “estraneo” ad un clima di evidente arretratezza culturale rispetto ad altre realtà italiane, si rivelò nel tempo fondamentale per tutta una generazione di allievi (Del Pezzo, De Stefano, Persico, Mimmo Rotella su tutti) che dai suoi insegnamenti e dal suo esempio non poterono prescindere. Negli oltre quarant’anni di permanenza in città, dove morì nel 1981, egli attuò un coerente e maturo “revisionismo” in chiave attualizzata delle correnti di cui decenni prima era stato protagonista.
L’analisi dell’arte di Emilio Notte permette di compiere un affascinante percorso attraverso le stagioni più significative dell’arte italiana e non solo, proprio per i costanti riferimenti alle ricerche mitteleuropee espressioniste e veriste cui si è fatto cenno, e che caratterizzarono la sua produzione sia a livello formale che stilistico e tematico, ma anche per l’impossibilità di inquadrare la sua ricca e diversificata produzione all’interno di precisi schemi ideologici e programmatici. La costante partecipazione a Biennali di Venezia, Quadriennali e Secessioni Romane, Esposizioni di Ca’ Pesaro ed altre importanti manifestazioni, sono ulteriore testimonianza della fama e del prestigio raggiunti in particolare nelle prime fasi di attività, cui corrispondono le opere di maggior respiro, molto ambite dai collezionisti.


"Modella con cappellino" (recto), 1919, olio su tela, cm 54x45

"Bambina che scrive (Adriana)", 1930, olio su tela, cm 101x80

"Bambina che legge (Adriana)", 1931, olio su tavola, cm 65x54


"Figure femminili", 1910-12, olio su tela, cm 100x74
"Figure maschili", 1910-12, olio su cartone, cm 102x72
"Ritratto di Lucio Venna", 1917, olio su cartone, cm 99x53

"Ritratto del pensionato", 1945, olio su tela, cm 71x53

"Composizione con bottiglie", 1963, olio su tela, cm 40x50

"Composizione", anni '50, olio su tela, cm 50x60

"Figura materna", anni '70, olio su tavola, cm 50x70

"Autoritratto", anni '70, olio su tavola, cm 40x30

"Sullo sdraio", olio su tavola, cm 24x19

"La balia", anni '50, tecnica mista su carta, cm 30x40 ca.
"Figura femminile (Ines)", anni '50, tecnica mista su carta, cm50x33 ca.
"Figure", anni '50, tecnica mista su carta, cm 50x36